RWANDA 1994 – DIARIO DI UN GENOCIDIO

di Padre Vito Giorgio

Il ricavato del libro verrà devoluto al Progetto “Wihogora! La casa del sorriso –Promozione dell’empowerent psicosociale ed economico delle ragazze madri del distretto di Nyanza.

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IL LIBRO

Il testo, edito da “Il Pozzo di Giacobbe” di Padre Giorgio, “Ruanda 1994, Memorie del genocidio dal mio diario”, racconta l’esperienza da lui personalmente vissuta del genocidio avvenuto nell’anno 1994 in Ruanda, quando in pochi mesi una rivalità etnica sfociò in violenza e barbarie uccidendo un milione di persone nel giro di 100 giorni.

L’autore, prete missionario presso il Centro di Nyanza, in Ruanda, racconta gli avvenimenti a partire dalla storia del Paese africano fin dai primi incontri con la realtà occidentale, inquadrando storicamente le cause che hanno poi portato alla guerra. L’intero racconto è narrato in forma di diario, e in parte è realmente tratto dal diario personale che Padre Giorgio stilò durante il suo soggiorno in Africa.
Le vite delle persone incontrate durante la sua missione si intrecciano alla sua e raccontano in prima persona l’orrore di una delle tragedie più grandi del XX secolo. Le loro testimonianze postume sono documentate attraverso le lettere che Padre Giorgio ha ricevuto dopo il genocidio, periodo che ha deciso di vivere insieme ai ruandesi nel centro missionario a Nyanza, cercando di salvare più persone possibili, soprattutto bimbi spesso rimasti orfani, e rischiare la vita insieme a loro. Al diario sono allegate foto originali scattate in Ruanda nel periodo prima del genocidio e durante lo stesso, nei campi di rifugiati di Nyanza e Nyamata e durante i vari pellegrinaggi in altri luoghi del Pease.
Accanto alla testimonianza oculare della tragedia umanitaria, Padre Giorgio pone alcune questioni di carattere filosofico, riflettendo sulla natura umana e sul futuro etico-morale dell’umanità, cercando di trovare non solo una ragione, ma una soluzione alla barbarie a cui riesce a dare vita.

Nel corso del genocidio, il Centre social “St. Antoine” per minori di Nyanza (Rwanda) divenne punto di riferimento e di ricovero per i minori in pericolo di entrambe le etnie (tutsi e hutu). “In un momento di reale pericolo per le loro vite – racconta Alberto Mabilia, volontario di AdP – hanno scelto di rimanere con i perseguitati che si affollavano nel Centro (raggiungendo il numero di circa un migliaio) facendo fronte alle incursioni delle fazioni in guerra e affrontando la situazione con coraggio, prudenza e saggezza, riuscendo ad assicurare non solo l’incolumità ma anche il sostentamento a tutti i rifugiati”.

Il Comune di Padova, con il Patrocinio della Regione Veneto, il 2 ottobre del 2011 ha voluto assegnare a padre Vito Giorgio e padre Eros Borile, il titolo di “Giusti del Mondo” nel corso di una cerimonia pubblica nel Giardino dei Giusti.

L’AUTORE

Vito Giorgio è nato a Cassano delle Murge, in provincia di Bari, il 29 maggio 1939.
Nel 1966 fu ordinato sacerdote nell’ordine dei Padri Rogazionisti, ed in seguito si laureò in Lettere classiche e filosofia nell’Università di Padova.
Dopo un periodo che lo vide impegnato in numerosi incarichi all’interno dell’Ordine dal 1967 al 1978, nel 1980 partì per il Ruanda come missionario, ricoprendo vari incarichi a Butare.

Gli fu poi affidata la parrocchia della città di Mugombwa, con una popolazione di circa 70 mila abitanti.
Infine fu nominato responsabile del Centro di accoglienza e formazione per minori e giovani orfani a Nyanza. Nell’aprile del 1994, allo scoppio il genocidio, si trovava momentaneamente in Italia: decise di fare immediatamente ritorno in Ruanda, dove arrivò il 13 maggio, quindi un mese dopo l’inizio del genocidio, per sostituire padre Eros Borile all’orfanotrofio di Nyanza. La situazione di Nyanza era critica: le due fazioni contrapposte si affrontavano nelle vicinanze. Anche la scuola vicina era diventata sede di militari e teatro di numerose violenze.
Appena giunto in Ruanda padre Vito Giorgio acquistò ingenti quantitativi di farina, fagioli, riso con cui sfamò gli ospiti dell’orfanotrofio. Gli aiuti della Croce Rossa sarebbero arrivati un mese dopo.
Durante tale periodo accolse presso le strutture dell’orfanotrofio più di 800 tra minori e adulti, collaborando con l’allora Console onorario d’Italia a Kigali Pierantonio Costa e adoperandosi, alla fine della guerra, per il reinserimento e il ricongiungimento familiare degli orfani.
Per resistere inventarono anche l’extraterritorialità dell’orfanotrofio, su suggerimento dello stesso console Costa.
All’ingresso dell’orfanotrofio fu posta la scritta “Ambasciata d’Italia, consolato di Nyanza”, in modo da scoraggiare eventuali attacchi. Tutto questo non sarebbe bastato, perché i miliziani entravano lo stesso minacciando una strage: i bambini si salvarono grazie al pagamento di forti somme di denaro, procurate da Costa.
La minaccia più grave fu quando un annuncio di Radio Mille Colline, emittente radiofonica di regime, chiamò a raccolta per un attacco al centro.
L’incubo finì il 9 giugno all’arrivo dei soldati del Fronte patriottico.
Nel 1992 padre Vito Giorgio è stato eletto al Consiglio Generale dei Rogazionisti.
Tra 1998 e il 2005 è stato responsabile delle attività della Congregazione in Ruanda.
Attualmente è parroco alla parrocchia “Gesù Buon Pastore” in Padova.